LA VISIONE DEL TAGLIALEGNA

Sferrai un gran colpo d’ascia all’olmo. L’ascia
intera entrò nel tronco, ed io con lei.
Così, insieme arrivammo ad una fiera.
Poi, nella calca, me la sono persa
fra incantatori di serpenti e acrobati,
e callisti, ed interpreti dei sogni,
e i curiosi del bue a sei zampe, e i ghiotti
di granite all’arancia o alla violetta.

Gemelli erano, e non solo vicini
di stuoia, l’arrotino ed il barbiere.
Si applaudì un cantastorie. Per un attimo,
su un muro giallo si erse un moro in rosso.
Qualche elisir guariva i porri. Chiusa
fluttuò una portantina misteriosa.
E sempre avanti andavo, calpestando
gusci d’arselle e scorze di navone.

Si contrattava, lungo i banchi, o rauchi
vantavano la merce: là, era in vendita
ormai ogni cosa, provole e romanzi,
arpe e aringhe, padelle e crocifissi,
torte di fichi e ragazze tatuate.
Certi ebrei sciorinarono un tappeto
messo all’asta, e fu come se un roseto
fosse ad un tratto esploso dalla polvere.

E il profilo di un re morto da un pezzo
brillò su una moneta. E una bilancia
pesò cannella, e un metro misurò
seta: sentii il fruscio, sentii l’odore.

Ma, nell’arco più buio del mercato,
anche un’ascia vendevano … ehi, la mia!
agguanto il gobbo per la barba, il nano
m’azzanna un gluteo, me ne disfo a calci,

sgambetto uno dei due in cappuccio, all’altro
mollo un cazzotto da Dies Irae, e il cieco
strilla da eunuco perché la sua ciotola
rotola in tintinnii per i rigagnoli,
e spaventa un cavallo, che rovescia
un carro, che dagli otri spande un grasso
che allaga, e allora è bravo chi non scivola,
ma pur malfermi continuammo a darcele.

Giunsero guardie, salvai l’ascia, in fuga
saltai una cinta, caddi in un giardino,
che silenzio, pareva un altro mondo,
deserti i viali e limpide le vasche,
quieti i cipressi, appena mossi i pioppi,
nuvole in fiore gli alberi da frutto …
ma quando scorsi un olmo uguale a quello,
maledetto, colpevole di tutto,

m’infuriai tanto che, senza riflettere,
anche a questo sferrai un gran colpo d’ascia,
e l’ascia ancora entrò nel tronco intera
ed io con lei! fra acrobati, e callisti!
e interpreti dei sogni! e incantatori
di serpenti!              finché, dietro un barbiere
e un arrotino sorridenti, e identici,

sul muro giallo si erse in rosso il moro.