“Con questo suo secondo libro (il primo, L’isola delle voci è del 2001) Umberto Simone (nato nel 1949 a Monfalcone in provincia di Gorizia) rivela di essere uno dei poeti più raffinati ed dotati della generazione di mezzo, la generazione dei nati intorno alla metà del novecento. Quella generazione che è stata svantaggiata dalla crisi di visibilità e dalla saturazione degli spazi disponibili presso i pochi editori a diffusione nazionale. Lo stile della poesia di Umberto Simone è tipicamente «postumo», ma non nel senso in cui lo intende Ferroni, non solo nell’accezione di chi consapevolmente è giunto «in ritardo» ma anche nel senso di chi vuole consapevolmente restare «in ritardo», dopo lo stillicidio e la saturazione di ogni residua possibilità di sopravvivenza per la lirica del tardo Novecento.
Umberto Simone ha la consapevolezza di aver letto tutti i libri e di essere una specie di «scampato» al «naufragio» di quel maestoso galeone che una volta si chiamava Novecento. Quel galeone, sembra dirci Umberto Simone, è stato affondato, come il Titanic, e giace mezzo arrugginito in fondo al mare dell’oblio dell’essere.”
Giorgio Linguaglossa